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Non rincorrere il talento. Non serve

Aggiornamento: 6 giorni fa

Leggo spesso articoli in cui si contrappone il talento all’impegno.


La frase tipica è: il talento, senza impegno, non basta (anche se è vero pure il contrario, cioè che l'impegno, senza un talento, serve a poco o a niente).


Negli incontri di orientamento per la scelta del percorso di studi dopo le superiori, chiedo sempre ai ragazzi: ”Dimmi cosa ti piace fare e cosa sei capace di fare bene”.


La maggior parte delle volte i ragazzi confondono le due cose e si convincono di saper fare soltanto quello che gli piace.


Ad esempio, se hanno una passione per i videogiochi, suppongono di essere portati per l’informatica.


“Allenarsi”, infatti, è innegabile che aiuti a migliorarsi (per di più senza quasi avvertire fatica, poiché il divertimento la alleggerisce tantissimo) ed è naturale ritenersi bravi quando si notano miglioramenti.


Succede lo stesso in azienda: molti manager sono convinti di saper fare una cosa poiché piace loro farla e capita sovente che, applicandosi con piacere, notino in effetti dei miglioramenti.


Ma questi risultati quanto dipendono dal talento e quanto dall’impegno?


Per come la vedo io la passione e il divertimento battono il talento 2 a 0: troppo spesso perdiamo tempo cercando talenti "nascosti", mentre sarebbe assai più semplice ed efficace individuare chiaramente ciò che piace e appassiona.

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